Dal 19 dicembre del 2019, grazie ad una sentenza della Corte di Cassazione, la coltivazione in casa di piccole quantità di cannabis destinate all’uso personale è stata legalizzata. Al fine di produrla nell’ambiente domestico senza incorrere in sanzioni penali di sorta, occorre munirsi di semi che contengano meno dello 0.2% di THC. Fatto questo, sarà possibile coltivare cannabis in casa senza incorrere in problemi di sorta e liberi dai pregiudizi che, anni fa, aleggiavano nella società al riguardo.
Una pratica, oggi, molto diffusa che affonda le radici nella necessità di diversi soggetti di cannabis dovuta alle proprietà terapeutiche che essa presenta e, specie, per le sue caratteristiche lenitive che la rendono provvidenziale nei trattamenti della terapia del dolore in alcuni individui affetti da patologie gravi. Ovviamente, per produrre cannabis in casa occorre seguire dei parametri ben definiti ed effettuare un investimento in termini di attrezzatura.
Parliamo, comunque sia, di una pratica economica, che non comporta un dispendio economico o di energie esoso e che, sul lungo periodo, non solo si rivela più conveniente rispetto all’acquisto in store, ma può, addirittura, trasformarsi in un vero e proprio passatempo. Nelle prossime righe, scopriremo tutto ciò di cui si ha bisogno per coltivare cannabis in casa.
L’attrezzatura necessaria
Per quanto semplice possa rivelarsi, la coltivazione domestica della cannabis richiede, ovviamente, alcune accortezze. Ovviamente, le varie pratiche di produzione si assimilano e semplificano col tempo ed i tentativi. Fortunatamente, la cannabis permette errori, essendo una pianta particolarmente robusta ed in grado di adattarsi a climi all’aperto come al chiuso, per i quali, però, sarà necessario munirsi di una grow box.
Un altro criterio di scelta molto importante nelle fasi di pianificazione dell’ambiente adibito alla crescita della cannabis è la scelta dei semi. Se sei un novizio, acquista semi autofiorenti o femminizzati, essendo, questi, in grado di fiorire in maniera più rapida. Inoltre, quando si coltiva in casa è opportuno prendere in considerazione varietà di vegetale che crescano in maniera ridotta, mantenendo dimensioni contenute, più facili da maneggiare tra le mura domestiche.
Ulteriore fattore di vitale importanza è, ovviamente, la scelta dell’illuminazione che dovrà essere buona, magari in prossimità di un davanzale dove le piante potranno disporre di un maggior numero di ore di sole. Specie nel caso dei semi autofiorenti, poi, questi richiedono quantitativi di luce particolarmente abbondanti. Per questa ragione, ti consiglio l’acquisto di lampade apposite, adibite alla crescita della cannabis che, lo ricordiamo, richiede oltre dodici ore di luce.
Le diverse fasi della coltivazione
Una volta selezionato il terriccio adatto alla coltivazione ed effettuate le adeguate misurazioni del pH dell’acqua prima dell’innaffio, è possibile procedere con la coltivazione vera e propria. La cannabis richiede, come ogni altro tipo di pianta, dei nutrienti, solitamente forniti attraverso del compost liquido o mix organici, tra cui melassa o farina di piume. Per germinare, le piante necessitano di un intervallo di tempo compreso tra i 3 e i 7 giorni.
In questo periodo, bisognerà mantenere il terreno adeguatamente umido, attraverso un nebulizzatore con dell’acqua all’interno. Durante la fase vegetativa, i semi diventeranno delle plantule a stelo corto che in circa due o tre settimane, si trasformeranno e assumeranno la caratteristica forma a ventaglio. La fase vegetativa può durare fino alle 16 settimane, a cui segue la fase di fioritura. Dopodiché, si raccoglie la pianta e si procede con la recisione e l’essiccazione delle piante.
Bisognerà, poi, conservare le cime raccolte ad una temperatura massima di 25.5°C, in un ambiente buio e ben ventilato, al fine di prevenire la formazione di muffe o parassiti. A questo punto, sarete pronti al consumo del prodotto.