Welfare, nuove tecnologie e spesa sanitaria

Crescita, sviluppo e soprattutto pensioni. Si dice che il sistema Italia sia in ripresa, seppur lenta.

Sempre più spesso però arrivano notizie allarmanti circa la tenuta del nostro sistema previdenziale nazionale.

La parola d’ordine in questo momento è occupazione e lavoro, perché senza lavoro non ci saranno pensioni e la tenuta di tutto il sistema dipende quindi dalla capacità di creare sviluppo ed occupazione da parte dell’Italia.

Già nel 2009 il Sole24Ore affermava che, ad esempio, un investimento nello sviluppo delle infrastrutture digitali avrebbe apportato un aumento di oltre 100 mila posti di lavoro).

 

Il Welfare Aziendale

Tante aziende hanno avviato piani di welfare aziendale, prima di tutto per ridurre il costo del lavoro, quindi per migliorare il clima all’interno della stessa azienda, poi per attrarre talenti e quindi per incrementare la produttività dei dipendenti.

Tra i benefit più diffusi ci sono i buoni pasto, la flessibilità degli orari, ma soprattutto le polizze sanitarie e l’assistenza sanitaria.

Tra questi è l’assistenza sanitaria a farla da padrone: potendo scegliere, il dipendente decide per l’impresa che offre un’alternativa al servizio sanitario nazionale.

Ed è proprio il nostro sistema sanitario nazionale a dimostrare i suoi limiti ed in particolar modo una disparità enorme tra il nord, il centro e il sud del Paese.

Spesa sanitaria e nuove tecnologie

Il rapporto sulla spesa sanitaria delle Regioni in Italia del Centro Studi Competitività, Regole e Mercati (Cerm) evidenzia innanzitutto che la distribuzione territoriale dell’inefficienza tecnica tende a peggiorare nel tempo il divario tra le regioni del Centro-Nord e quelle del Sud.

Nel 2012 le regioni del Sud, isole comprese, presentavano valori di inefficienza tecnica molto più alti rispetto al Nord.

Il rapporto SaniRegio del Cerm 2017 fornisce il calcolo della spesa sanitaria standard delle Regioni italiane con una stima di una funziona di spesa tenendo conto la distribuzione della popolazione per fasce d’età e fabbisogni standard.

Ma soprattutto lo studio isola due componenti importanti della spesa storica;

  • la quota di spesa relativa all’inefficienza tecnica – la spesa riconducibile agli input in eccesso rispetto a quelli compatibili con un servizio efficiente;
  • la quota di spesa riconducibile ad output realizzati in misura superiore o inferiore allo standard definito attraverso la stima di una funzione di domanda.

I risultati finali dimostrano che tra il 1998 e il 2002 l’incremento dell’inefficienza tecnica spiega da sola l’incremento della spesa registrato in quell’arco temporale.

Dal 2002 in poi si registra una riduzione dell’inefficienza tecnica e una sensibile riduzione di spesa corrente; gli incrementi di spesa osservati tra il 2002 e il 2006 sono invece attribuiti ai salari e all’aumento dei prezzi di acquisto di beni e servizi.

Ma soprattutto dalla distribuzione territoriale dell’inefficienza tecnica, emerge l’acuirsi nel tempo del divario tra Nord e Sud del Paese dove purtroppo quelle del Sud presentano valori di inefficienza il doppio più alti rispetto a quelli del Nord.

Per creare occupazione, sviluppo e quindi per diminuire il gap tra il Nord e il Sud del Paese torna preponderante la centralità dell’investimento sulle nuove tecnologie, a partire dalla pubblica amministrazione.